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giovedì 25 aprile 2013

Il bambino e l'odio

Avevo dieci anni. Frequentavo la quinta elementare. I miei nonni avevano appena venduto la casa nella quale tutta la famiglia era cresciuta. Decidemmo, così, di andare temporaneamente a casa di mia zia, in attesa di stabilire se spostarci nella casa al mare o in campagna.


Era un mattino, io mi preparavo per andare a scuola. Mia madre aveva lavato le mie scarpe da ginnastica, e quel giorno avevo educazione fisica. Non riuscivo a trovare le scarpe da nessuna parte, così le chiesi dove fossero. Erano ancora fuori dalla finestra. E non erano ben asciutte. Iniziai così ad urlare in preda al mio giovane isterismo. Le note che raggiungevo non erano quelle che oggi facilmente mi appartengono. Ancora Mariah Carey non era stata inventata, o forse c'era e io non la conoscevo, per cui la mia gavetta sulle sue canzoni ancora doveva iniziare. Mia madre era mortificata, ma io comunque dovevo necessariamente mettere quelle scarpe.

Andai a scuola. Ero un bambino asociale, parlavo con pochi. Sorridevo solamente alle persone che mi sembravano buone. Le maestre dicevano a mia madre che io parlavo sempre di Gesù, e di quanto fosse stato buono con noi. Mi ritenevo un bambino diverso dagli altri. Non ero cattivo, non nutrivo risentimento per nessuno, non credevo nel male e non credevo che potessero esistere persone malvagie.

Dopo la ricreazione ritornammo in classe, e li, qualcosa accadde.

Le mie scarpe iniziarono a puzzare. Erano ancora bagnate, e ovviamente a contatto con la pelle dei piedi iniziarono ad emanare un cattivo odore. I primi ad accorgersene furono i compagnetti seduti dietro di me. Si alzarono in piedi indicandomi e prendendosi gioco di me, e della mia puzza di piedi.

Io non capivo, non avevo mai puzzato in vita mia. Non era mai successo nulla di simile. Questa volta, c'era qualcosa di diverso. Ritornai indietro con i ricordi, ripercorrendo la giornata, e collegai il fatto che le scarpe fossero ancora bagnate. Essendo un bambino, io non ero a conoscenza del fatto che le scarpe bagnate potessero enfatizzare gli odori. Nella mia mente credevo che mia madre non avesse lavato bene le scarpe, e che essendo ancora sporche, puzzassero.

In quell'istante, in quel preciso momento, ho odiato mia madre. Tutti i miei compagni si sono alzati in piedi, ridendo e tappandosi il naso. La maestra mi portò fuori chiedendomi cosa fosse accaduto. Così le dissi ciò che era successo. Lei però non mi disse che era una semplice "reazione" del bagnato sulla pelle. Mi lasciò credere che fosse colpa di mia madre. Forse dava per scontato che io lo sapessi. Ma così non era.

Mi portò in bagno e mi aiutò a lavarmi i piedi nel lavandino. Di fronte a tutti. Con i miei compagni che osservavano e ridevano. Rimasi fuori dalla classe fino alla fine delle lezioni.

Mia madre venne a prendermi all'uscita, come di norma. Non le dissi nulla. La odiavo in silenzio. E l'ho odiata tantissimo nei giorni successivi. Era colpa sua se i miei compagni mi avevano ridicolizzato in quel modo.

Era la prima volta che provato un sentimento negativo, così forte, così grintoso nel mio cuore. Era un sentimento che mi faceva stare male, che mi logorava, che mangiava la mia felicità.

Decisi di eliminare quel sentimento buttando via le scarpe, di nascosto. 

Oggi ripensavo a questa situazione. Ridevo. Mi sono detto: "Che stupido sono stato, se solo avessi saputo che era colpa dell'acqua nelle scarpe, non avrei odiato mia madre in quel modo, e non mi sarei fatto logorare da quel sentimento".

È strano pensare che oggi, a volte, succede la stessa cosa. Ci facciamo prendere da sentimenti intensi, cattivi, nei confronti delle persone, senza chiederci se effettivamente siamo a conoscenza di tutto ciò che si cela dietro una situazione che, apparentemente, ci sembra negativa.

A volte diamo per scontato la nostra conoscenza assoluta su tutto. Ma queste piccole lezioni, questa mia piccola esperienza, mi ha fatto riflettere. Non sempre tutto ciò che vediamo, è il riflesso della realtà. Spesso e volentieri, è necessario chiudere gli occhi alternandoli, prima il destro e poi il sinistro, per vedere le cose in una prospettiva diversa.

Ecco perché ho sempre amato Pirandello.

COSI È (SE VI PARE).

martedì 2 aprile 2013

Pensieri di una mente non più adolescente...

Domani è mercoledì. Molti di voi rientreranno a scuola. E sarà un periodo difficile, visto che ormai siamo quasi alla fine dell'anno. Interrogazioni ABBESTIA, controversie, per molti di voi esami e prove difficili da superare.

Ho iniziato questo status per sfottervi, ma poi mi ha preso la nostalgia. A volte vorrei tornare indietro nel tempo e rivivere quei giorni. Sono stati bei momenti. I pensieri e le responsabilità sono poche, si conosce ben poco del mondo reale, e sopratutto dell'ambiente lavorativo. Si cresce con tanti sogni e tante speranze. Si crede nell'amore e si pensa col cuore.

Col tempo si cambia, le cose si invertono. Ci si accorge che è sbagliato agire seguendo il cuore, e che la razionalità è ciò che ti manda avanti. Alla fine, sono scelte di vita. Se vuoi raggiungere i tuoi sogni, devi metterci il cuore, ma inseguirli con la mente.

Ho imparato a gestire la mia mente, le mie reazioni, i miei pensieri.

Il cuore, però, quello rimane li. È difficile da gestire. Possiamo cercare di spegnerlo, ma alla fine, riesce sempre ad incasinarci e a fotterci alla grande.

La vita è un casino. Per questo stasera vorrei andare a letto, svegliarmi domani mattina, e andare a scuola.

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