GUARDA IL MIO ULTIMO VIDEO

giovedì 24 ottobre 2013

Tutti i tutorial per Halloween di Shiva Queen


Purtroppo quest'anno non riesco a fare alcun tutorial di Halloween, visto che sono immerso nel lavoro e nella nuova posizione come Store Manager in una Boutique nel cuore di South Kensington (Londra).

Mi dispiace tantissimo, visto che Halloween per me è sempre un buon motivo per creare tutorial diversi e divertenti! Avevo in mente il tutorial di quest'anno ma non ho trovato il tempo per realizzarlo, e l'unico giorno disponibile stava diluviando, manco stesse crollando il cielo con gli angeli inclusi.

Ho deciso per cui di linkarvi tutti i miei vecchi tutorial, partendo dal primo (2009), fino all'ultimo (2012).

Spero vi piacciano, e mi raccomando, condividete ♥

BUONA VISIONE!



























giovedì 22 agosto 2013

I came to win, to fight, to conquer, to fly...


Martedì prossimo sarà il mio ultimo giorno di lavoro per Joseph Fashion.

Da mercoledì sarò il nuovo Store Manager della prima boutique di Jil Sander NAVY in tutto il Regno Unito. La seconda aprirà a Milano nel mese di settembre.

Raramente mi affeziono alle persone. Questa volta è diverso. Lasciare i miei colleghi mi rattrista. Forse perché mi hanno regalato un sorriso nel momento in cui ne ho avuto bisogno, o ci sono stati quando sentivo la necessità di trovare un appoggio da persone che, conoscendomi poco, potevano darmi un consiglio più oggettivo.

Mi hanno visto piangere, mi hanno visto perdermi, mi hanno aiutato quando credevo di aver fatto nuovamente la scelta sbagliata.


Londra è una città difficile. Ci si attacca al minimo accenno di affetto pur di non sentirsi soli. E le cose cambiano così rapidamente che i rapporti umani devono necessariamente passare in secondo piano.

Così, per andare avanti, continuerò a rendere sempre più spessa la corazza che ho creato attorno al mio cuore. È l'unico modo che conosco per poter affrontare qualsiasi cosa in maniera equilibrata. O forse è ciò che utilizzo per paura di non essere in grado di riuscirci.

Il mio cuore è capace di prendere il sopravvento, farmi compiere scelte che poi si rivelano errate. Mi rallenta, mi distoglie dai miei obiettivi e poi mi abbandona, facendomi pentire delle mie azioni.

Per cui, continuerò ad impegnarmi imperterrito nel mio lavoro, nella mia carriera, e nel raggiungere un livello di stabilità lavorativa ed economica che potrà permettermi di guardarmi allo specchio e dire: "Ce la stai facendo, sai farlo, ora hai tutto, puoi concederti una pausa. Ora puoi essere felice".

"I came to win, to fight, to conquer, to thrive
I came to win, to survive, to prosper, to rise
To fly..."



giovedì 25 luglio 2013

I due cucchiai di marmellata...

Ero in quarta elementare. Avevo nove anni. I miei nonni si erano spostati nella casa di campagna, e io e mia madre restammo nell'enorme casa in città, quella patriarcale. Avevamo tre camere da letto, due bagni, di cui uno interamente decorato con accessori color arancione, un salone enorme con un lampadario che avrebbe fatto invidia al Titanic, un'anticamera, una cucina spaziosa, due balconi, e uno sgabuzzino.

Il corridoio ricordava tantissimo quello del film Shining. Spesso, per attraversarlo tutto, accendevo le luci ovunque. Alcune volte correvo in camera di mia nonna, recuperavo una Bibbia e percorrevo quel lungo tratto con gli occhi chiusi, facendomi forza e senza accendere le luci. Quando arrivavo in cucina chiudevo immediatamente la porta e mi armavo di telecomando. Mi sedevo senza mai dare le spalle alle porte o finestre. Questa è un'abitudine che mi è rimasta. Affronto le mie paure faccia a faccia.

La casa era troppo grande per noi, ed era altamente costoso mantenerla. Non ricordo se ci fosse anche mio zio, ma ricordo che dovemmo andarcene perché le spese erano troppo alte.

Un giorno, un mattino, mi preparavo per andare a scuola. Chiesi a mia madre cosa ci fosse per la merenda delle 11:15. Mi rispose:
"Figlio mio, non ho potuto comprare nulla, è rimasta solo un po' di marmellata, ti posso fare un panino con quella...".
Io odiavo la marmellata. Specialmente quella rossa. Non ho mai capito la necessità di zuccherare così tanto la frutta. Odiavo i pezzi di polpa, anche nello yogurt. Odiavo quei semini che si incastravano ovunque. Odiavo il gusto forte che mi faceva sudare la lingua.

Mia madre invece impazziva per le mele. Ogni sera ne mangiava una, e come tradizione, ne conservava i semi. Perché mia nonna poi, con quei semi, preparava il liquore. "È uguale all'Amaretto di Saronno" dicevano. Io non sapevo nemmeno cosa o chi fosse Saronno.

L'unica marmellata che mangiavo era quella di mele cotogne preparata da mia nonna, perché era filante e simile al miele, quello densissimo. Quella era buona. Molto buona.

Così, andai a scuola. Arrivò l'ora della ricreazione. Ero li, in un angolo, a farmi gli affari miei e a cercare di mangiare quel panino che mia madre mi aveva preparato. Da piccolo ero spesso soggetto ad attacchi di bullismo, sia perché studiavo danza classica, sia perché era facile prendersi gioco di me, visto che non mi difendevo mai. Mi deridevano, alcune volte usavano le mani, mi prendevano a schiaffi all'uscita, nel bus, in bagno. Mi rubavano la ricreazione, i pennarelli, i miei pastelli. Si divertivano a strappare le pagine del mio diario. Io già scrivevo a quei tempi.

Anche questa volta, un compagno si avvicinò a me insieme ai suoi amici. Iniziarono a prendermi in giro.

"Ma stai mangiando un panino tutto rosa? È li dentro, è tutto colorato di rosa...".

Quegli stupidi ovviamente non sapevano distinguere il rosso dal rosa.

Per vedere meglio cosa ci fosse dentro, mi diedero un colpo al braccio, e il panino cadde per terra. Si aprì, e la marmellata si spalmò sul pavimento. Loro iniziarono a ridere. Io rimasi fermo, immobile. Non ero in grado di reagire. Ricordo che mi salì il sangue al cervello, mi si annebbiarono gli occhi, e vedevo delle sfumature viola e verdi che mi passavano di fronte. Così acchiappai il mio compagno per il collo e lo lanciai contro la cattedra. Presi una sedia per distruggergliela addosso, ma fui bloccato dai miei compagni.
Tutti erano sotto shock. Nessuno mi aveva mia visto così, nessuno si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da parte mia.

Scoppiai a piangere, e mi nascosi in bagno per il resto della ricreazione.

Ero in lacrime. Ero disperato. Non per il panino, non per quanto fosse successo, non per il fatto che mi stessero prendendo in giro.

Piangevo per via della marmellata.

Piangevo perché quella marmellata era andata sprecata. Piangevo perché quei due cucchiai di marmellata rappresentavano i mille sacrifici che mia madre stava facendo per me. Rappresentavano tutte le volte che mia madre si era spaccata la schiena per darmi da mangiare, per comprarmi le piccole cose che mi mancavano, per farmi sentire una persona amata.
Quella marmellata rappresentava la forza di una donna che cercava di non far mancare nulla al proprio figlio, rappresentava la vita di una ragazza che era stata abbandonata dal marito con un figlio di quasi due anni.
Quella frutta a pezzi era la storia di una giovane donna che forse aveva abbandonato i suoi sogni, che aveva rinunciato ad una qualsiasi carriera, pur di far star bene il proprio figlio anche senza l'amore di un padre.
Era la vita di una donna che insieme alle quattro sorelle, due fratelli, una madre e un padre, si erano impegnati affinché quel bambino non si sentisse solo, non si sentisse abbandonato.

Quella marmellata, rappresentava l'amore che una famiglia può darti nel momento del bisogno. Sempre!

Era il cuore di mia madre.

Da quel giorno, iniziai ad amare la marmellata.

Ora, ogni volta che la mangio, ripenso a questa vicenda, e anche se sono distante da quella fantastica famiglia, da mia madre, dalle mie zie e dai miei zii, dalle mie fantastiche cugine e cugini... non mi sento solo.

Significa tutto l'amore che mi hanno dato. Ed è questo che mi tiene caldo il cuore, in una città così fredda come Londra.

mercoledì 10 luglio 2013

La penna...


Oggi, mentre facevo i piatti, mi sono fermato a pensare.

Avete presente quel nanosecondo in cui le porte della conoscenza vi si aprono, e tutto diventa più chiaro?

Tutti abbiamo un sogno. Tutti abbiamo lavorato per ottenerlo, per raggiungerlo, per arrivarci. Molti non ce l'hanno fatta. E hanno smesso di crederci, scendendo a compromessi con la vita, e modificando quello che credevano sarebbe stato il loro percorso, il loro destino, il loro successo e la loro carriera.

C'è anche chi ha rinunciato ad una passione, un'arte che potesse permettergli di esprimersi e liberare il proprio Io, credendo di non esserne all'altezza.

La domanda è: vi siete mai fermati un attimo per cercare di capire cosa non andasse? E il perché non siate riusciti a realizzare i vostri sogni?

Molti di voi scopriranno che la causa dell'insuccesso non era lo scarso talento, o il vostro scarso impegno, o il "non ne sono capace".

Semplicemente sbagliavate IL MODO e i MEZZI che stavate utilizzando per ottenere il vostro scopo.

La penna con la quale stavate scrivendo il vostro futuro, non era quella giusta.

Ed è per questo motivo che non tutte le audizioni, provini o colloqui, vanno a buon fine.

Quando vi sentite persi, e pensate che il sentiero che state intraprendendo sia quello sbagliato, guardate cosa avete in mano.

In quell'istante, troverete la vostra penna. E molto spesso, si traduce in un amico. O in una persona più esperta.

Chiedere aiuto e non fare di testa propria, è ciò che vi aiuterà in questo lungo cammino, che tutti chiamano VITA.

mercoledì 19 giugno 2013

La notte prima degli esami...

Undici anni fa, a quest'ora, studiavo francese.

Era la notte prima degli esami.

Rimasi fino alle 4 del mattino, ingurgitando Acutil Fosforo. Pensavo potesse aiutarmi, o in qualche modo riuscire a farmi immagazzinare i 10 mesi di scuola nei quali non avevo fatto una beata minchia.

In francese avevo 9. Ero il più bravo della classe. Come anche in inglese, avevo 10. In matematica avevo 7. Educazione fisica 8, italiano 6-7-8, storia 4, geografia 2, economia aziendale 3, le altre materie manco me le ricordo.

Feci il tema più lungo di tutto l'Istituto. Ricordo ancora l'argomento: "L'emancipazione delle donne!". Potete capire la mia gioia nel partire da Eva fino ad arrivare alla Pivetti (in quei giorni era di moda).

Sbagliai la seconda prova (economia aziendale). Conto Economico a fanculo, e lo Stato Patrimoniale nella pagina sbagliata. Avrei fatto fallire anche la casa di produzione dei film porno di Sara Tommasi!

La terza prova non la ricordo, forse l'ho rimossa perché era una schifezza!

L'orale a quei tempi andava in ordine alfabetico, e chi ti esce come prima lettera? La R! Ma siccome non c'era nessuno con il cognome che iniziasse con la R, allora si passò alla S... sfiga delle sfighe! SANCHINI! IO! IL PRIMO AD ESSERE INTERROGATO IN TUTTO L'ISTITUTO!

Feci un buon orale (evitiamo battute).

La presidente della commissione esterna era madrelingua francese. Andavo sul sicuro quindi. Ma ahimè, proprio durante l'interrogazione di francese mi sono bloccato. Ho avuto un vuoto. Non ricordavo più nulla. Avevo fallito nella materia in cui ero il migliore in assoluto. Entrai nel panico e mi accorsi di aver deluso la mia professoressa, che tanto mi elogiava in giro per gli anditi.

Uscii dagli esami con 69/100 (evitiamo battute anche qui).

Oggi mi accorgo che rispetto agli ostacoli che si affrontano nella vita, questa esperienza è stata una delle più semplici. Nella vita dello studente TUTTO È GIÀ PRONTO!

Ma quando passerete quest'estate, vi renderete conto che se volete  qualcosa, dovete lavorare per ottenerla. Nulla sarà pronto per voi, nulla sarà li ad aspettarvi.

È una lotta continua per arrivare, per raggiungere una meta.

Abbiate in mente il vostro futuro, cosa volete fare e chi volete diventare. E iniziate ad agire per avvicinarvi al vostro traguardo.

Il segreto è: PENSA - AGISCI - CAMBIA! (cit)

In bocca al lupo

giovedì 25 aprile 2013

Il bambino e l'odio

Avevo dieci anni. Frequentavo la quinta elementare. I miei nonni avevano appena venduto la casa nella quale tutta la famiglia era cresciuta. Decidemmo, così, di andare temporaneamente a casa di mia zia, in attesa di stabilire se spostarci nella casa al mare o in campagna.


Era un mattino, io mi preparavo per andare a scuola. Mia madre aveva lavato le mie scarpe da ginnastica, e quel giorno avevo educazione fisica. Non riuscivo a trovare le scarpe da nessuna parte, così le chiesi dove fossero. Erano ancora fuori dalla finestra. E non erano ben asciutte. Iniziai così ad urlare in preda al mio giovane isterismo. Le note che raggiungevo non erano quelle che oggi facilmente mi appartengono. Ancora Mariah Carey non era stata inventata, o forse c'era e io non la conoscevo, per cui la mia gavetta sulle sue canzoni ancora doveva iniziare. Mia madre era mortificata, ma io comunque dovevo necessariamente mettere quelle scarpe.

Andai a scuola. Ero un bambino asociale, parlavo con pochi. Sorridevo solamente alle persone che mi sembravano buone. Le maestre dicevano a mia madre che io parlavo sempre di Gesù, e di quanto fosse stato buono con noi. Mi ritenevo un bambino diverso dagli altri. Non ero cattivo, non nutrivo risentimento per nessuno, non credevo nel male e non credevo che potessero esistere persone malvagie.

Dopo la ricreazione ritornammo in classe, e li, qualcosa accadde.

Le mie scarpe iniziarono a puzzare. Erano ancora bagnate, e ovviamente a contatto con la pelle dei piedi iniziarono ad emanare un cattivo odore. I primi ad accorgersene furono i compagnetti seduti dietro di me. Si alzarono in piedi indicandomi e prendendosi gioco di me, e della mia puzza di piedi.

Io non capivo, non avevo mai puzzato in vita mia. Non era mai successo nulla di simile. Questa volta, c'era qualcosa di diverso. Ritornai indietro con i ricordi, ripercorrendo la giornata, e collegai il fatto che le scarpe fossero ancora bagnate. Essendo un bambino, io non ero a conoscenza del fatto che le scarpe bagnate potessero enfatizzare gli odori. Nella mia mente credevo che mia madre non avesse lavato bene le scarpe, e che essendo ancora sporche, puzzassero.

In quell'istante, in quel preciso momento, ho odiato mia madre. Tutti i miei compagni si sono alzati in piedi, ridendo e tappandosi il naso. La maestra mi portò fuori chiedendomi cosa fosse accaduto. Così le dissi ciò che era successo. Lei però non mi disse che era una semplice "reazione" del bagnato sulla pelle. Mi lasciò credere che fosse colpa di mia madre. Forse dava per scontato che io lo sapessi. Ma così non era.

Mi portò in bagno e mi aiutò a lavarmi i piedi nel lavandino. Di fronte a tutti. Con i miei compagni che osservavano e ridevano. Rimasi fuori dalla classe fino alla fine delle lezioni.

Mia madre venne a prendermi all'uscita, come di norma. Non le dissi nulla. La odiavo in silenzio. E l'ho odiata tantissimo nei giorni successivi. Era colpa sua se i miei compagni mi avevano ridicolizzato in quel modo.

Era la prima volta che provato un sentimento negativo, così forte, così grintoso nel mio cuore. Era un sentimento che mi faceva stare male, che mi logorava, che mangiava la mia felicità.

Decisi di eliminare quel sentimento buttando via le scarpe, di nascosto. 

Oggi ripensavo a questa situazione. Ridevo. Mi sono detto: "Che stupido sono stato, se solo avessi saputo che era colpa dell'acqua nelle scarpe, non avrei odiato mia madre in quel modo, e non mi sarei fatto logorare da quel sentimento".

È strano pensare che oggi, a volte, succede la stessa cosa. Ci facciamo prendere da sentimenti intensi, cattivi, nei confronti delle persone, senza chiederci se effettivamente siamo a conoscenza di tutto ciò che si cela dietro una situazione che, apparentemente, ci sembra negativa.

A volte diamo per scontato la nostra conoscenza assoluta su tutto. Ma queste piccole lezioni, questa mia piccola esperienza, mi ha fatto riflettere. Non sempre tutto ciò che vediamo, è il riflesso della realtà. Spesso e volentieri, è necessario chiudere gli occhi alternandoli, prima il destro e poi il sinistro, per vedere le cose in una prospettiva diversa.

Ecco perché ho sempre amato Pirandello.

COSI È (SE VI PARE).

martedì 2 aprile 2013

Pensieri di una mente non più adolescente...

Domani è mercoledì. Molti di voi rientreranno a scuola. E sarà un periodo difficile, visto che ormai siamo quasi alla fine dell'anno. Interrogazioni ABBESTIA, controversie, per molti di voi esami e prove difficili da superare.

Ho iniziato questo status per sfottervi, ma poi mi ha preso la nostalgia. A volte vorrei tornare indietro nel tempo e rivivere quei giorni. Sono stati bei momenti. I pensieri e le responsabilità sono poche, si conosce ben poco del mondo reale, e sopratutto dell'ambiente lavorativo. Si cresce con tanti sogni e tante speranze. Si crede nell'amore e si pensa col cuore.

Col tempo si cambia, le cose si invertono. Ci si accorge che è sbagliato agire seguendo il cuore, e che la razionalità è ciò che ti manda avanti. Alla fine, sono scelte di vita. Se vuoi raggiungere i tuoi sogni, devi metterci il cuore, ma inseguirli con la mente.

Ho imparato a gestire la mia mente, le mie reazioni, i miei pensieri.

Il cuore, però, quello rimane li. È difficile da gestire. Possiamo cercare di spegnerlo, ma alla fine, riesce sempre ad incasinarci e a fotterci alla grande.

La vita è un casino. Per questo stasera vorrei andare a letto, svegliarmi domani mattina, e andare a scuola.

sabato 30 marzo 2013

La Primavera a Londra

Giustamente, non ci si aspetta che la Primavera a Londra sia uno sfoggio di infradito con le margherite, cappelli di paglia e lunghe passeggiate nei pressi del Tamigi.

Ti aspetti una temperatura più o meno nella norma, e per norma intendo dai 5gradi fino ad un massimo di 15. Oltre i 15gradi stiamo già in Estate. (scrivo 'gradi' perché la mia tastiera inglese non ha né accenti, né simboli).

Sappiate che per poter scrivere parole accentate, senza cadere nell'orrore grammaticale, devo PRIMADITUTTO attivare il correttore automatico. Per scrivere "Christian è bello" devo scrivere 'cioe', aspettare che il correttore lo sottolinei come errore, e poi lasciarglielo correggere in 'cioè'. Dopo tutto sto casino, elimino le prime tre letterine, e mi rimane 'è'. Quindi, dietro ogni accento, si nasconde un MONDO e un LAVORO notevole!

Tornando sulla strada che ho perso... di cosa parlavamo? Ah, di Londra.

Il 21 marzo, giorno di festa e di celebrazione della Primavera, noi ci siamo svegliati così:


Ora, non dico che avrei voluto vedere Sabrina Salerno in tutto il suo splendore, con le poppe al vento, cantare Boys Boys Boys in una piscina gonfiabile fuori casa mia, però CAZZO!!!
Io adoro l'inverno e adoro la neve, ma i miei coinquilini non mi hanno permesso di ripristinare dal cestino l'albero di Natale (cosa che avrei VERAMENTE fatto). Già mi immaginavo 'depressurizzando' dalle buste il mio fantastico maglione natalizio, che ora ha la misura di 5cm x 5cm. Cappello in lana, occhi lucidi/dolci, pizzichi sulle gote e sorriso a 120931123910mila denti in attesa di Babbo Natale con un bel pacco sorpresa per me. E invece, IL NULLA. Un mucchio di pakistani sotto casa che si comportano come neri del Bronx, quando non hanno capito che lavandosi con più attenzione possono fare concorrenza a Michael Jackson.

Le temperature rasentano lo SOTTOZERO, e io, per paura di ammalarmi (ho la febbre da una settimana) non mi muovo di casa. I miei capelli crescono, e tanto! Ho bisogno di un nuovo taglio, MA FINCHÉ NON GUARISCO NON POSSO MUOVERMI.


Non credo di aver mai vissuto la Primavera qui a Londra. Ricordo solo un giorno d'Estate in cui fece veramente tanto caldo da dover togliere il giubbotto in Jeans D&G e restare in t-shirt. UN UNICO GIORNO.

Poi ci si chiede perché gli inglesi siano così freddi...

Vado a bere il mio fantastico frullato pieno di vitamine e gne gne gne.


Tutte le foto sono prese dal mio INSTAGRAM ♥

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...