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sabato 28 maggio 2016

A Letto Con Londra - Capitolo 6 - Il Passaggio

Il 2009 è stato un anno importantissimo per me. Non solo ha segnato il lancio della carriera di Shiva
Queen, ma ha anche dato inizio alla discesa della carriera di Christian. Il mio sogno, quello di fare carriera all'interno di un Centro Commerciale, era stato messo totalmente da parte. Avevo di fronte agli occhi la possibilità di ottenere successo e fama, con uno sforzo minimo. Dovevo semplicemente ricoprirmi il viso di make-up, scegliere gli abiti da indossare (spesso forniti da sponsor), ed andare in giro per Londra a divertirmi e a far divertire gli altri. Per due interi anni ho conosciuto persone solo ed esclusivamente sotto le vesti di Shiva Queen. Spesso mi capitava di uscire anche in borghese, per il semplice gusto di divertirmi, e a stento le persone mi riconoscevano. Poteva sembrare una cosa simpatica, perdere tempo a spiegare chi fossi e sentirmi dire "Oh my God, you are so cute as a boy!", ma tutto diventava triste nel momento in cui mi accorgevo di essere ricercato solo ed esclusivamente per via della mia seconda identità.

La mia confusione non è mai stata sessuale. Non vestivo i panni di Shiva Queen perché mi piacesse essere donna, o perché non fossi felice nell'essere nato maschio. La mia confusione era mentale. Non ho mai pensato che Christian fosse talmente forte da poter affrontare situazioni difficili, e inconsciamente ho creato un'identità totalmente opposta alla sua, anche a livello visivo. Il lavoro psicologico che si nasconde dietro il make-up è veramente grande. Ci si guarda allo specchio e si vede un'altra persona. Molti si spaventano, scappano, altri invece si studiano, iniziano ad apprezzare quel nuovo volto e mascara dopo mascara, a trasformarlo in una reale identità. Vestire i panni di Shiva Queen mi faceva sentire forte, invincibile e determinato. Il mondo nel quale ero entrato era il sogno di molti, mi sentivo un po' come Britney Spears che arriva dalla Sardegna e diventa famosa a Londra.

Un giorno, nei panni di Christian, mentre facevo le mie 8 ore quotidiane a Selfridges, ebbi una sorta di flash. Camminavo per spostarmi da una zona all'altra, quando passando per uno specchio, non riconobbi il volto della persona che vedevo. Mi chiesi "Chi sono io? Io non appartengo a questo... io sono di più, io posso essere di più. Non ho bisogno di lavorare, io posso essere Shiva Queen e guadagnare senza fare nulla!". Ero pronto a lasciare quel lavoro e a dedicarmi esclusivamente alla mia carriera come Shiva Queen e ad incrementare il numero di video che producevo per YouTube. Ancora ero agli inizi su YouTube, per cui analizzerò quel mondo in un altro capitolo.


Fortunatamente, sono cresciuto in una famiglia che mi ha dato dei valori, e insegnato che bisogna stare con i piedi per terra. Nel momento in cui pensai di lasciare tutto e dedicarmi a Shiva Queen, immaginai anche il mio futuro 10 anni dopo, e a cosa ne sarebbe stato di quel volto all'età di 40 anni. Sarei stato in grado di fare quello che facevo ogni giorno? Sarei stato in grado di organizzare party e ricoprirmi di make-up 3 volte alla settimana? E se fosse successo qualcosa di grave, cosa mi avrebbe sostenuto economicamente senza la necessità di ricoprire quelle vesti? Poi pensai a mia madre, e al fatto che ancora non guadagnassi abbastanza per poterla aiutare. Così accantonai l'idea di dedicarmi solo al mio alter ego, e decisi di continuare il mio cammino su due strade differenti.

Una delle prime cose che feci sotto le vesti di Shiva Queen, fu lavorare come modello per alcuni Designer inglesi che avevano bisogno di pubblicità. Uno dei miei Designer preferiti era Sorapol (attuale designer di Nicki Minaj), il quale mi chiese di aiutarlo a promuovere degli abiti per un Fashion Show. Decidemmo quindi di andare in giro per Londra indossando i suoi abiti. Era la prima volta che portavo Shiva Queen alla luce del sole, ed è stato emozionante vedere come le persone reagivano di fronte alla mia seconda identità. La cosa interessante è stata vedere che in tanti si avvicinavano a chiedere autografi e a fare foto con noi. Non eravamo personaggi famosi, ed eravamo popolari solo negli ambienti notturni, ma la gente questo non lo sapeva. Così decidemmo di stare al gioco. 


Quel minimo accenno di popolarità mi fece capire che era arrivato il momento di dedicarmi a YouTube e ad un mondo che mi avrebbe aiutato ad accrescere la mia immagine e a farmi diventare famoso. Parliamoci chiaro, si inizia su YouTube perché magari si ha tanto da dire, ma di certo la fama e successo sono inclusi nel pacchetto, e chi inizia, sa bene a cosa va incontro.

Ci sono stati giorni in cui mi svegliavo ed ero più confuso del solito. Ci sono stati momenti durante questo passaggio in cui veramente misi in discussione la mia sessualità. A quei tempi non ero a conoscenza della mia reale ed attuale identità e del perché avessi bisogno di un alter ego, per cui mi lasciavo influenzare dai commenti delle altre persone, le quali pensavano che lo facessi per il semplice gusto di vestirmi da donna. Molto spesso me lo chiesi anche io, se fosse quello il reale motivo, ma più ci pensavo e più sentivo che quella non era la risposta. Sono sempre stato introspettivo e ho sempre analizzato ciò che passava per la mia testa, ma vivendo in un campo nuovo, avevo ancora molto da imparare. Il mio mondo era fatto di arte e di determinazione, il mio mondo era una scappatoia da una realtà che credevo Christian non sarebbe mai stato in grado di affrontare.

La domanda di base è: perché Christian non si sentiva abbastanza forte per conquistare il mondo? Perché era più semplice creare un alter ego, piuttosto che essere se stessi?

Le risposte nel prossimo capitolo.

Christian Sanchini

mercoledì 4 maggio 2016

A Letto Con Londra - Capitolo 5 - La Carriera

Lavorare in uno dei Department Store più famosi al mondo non è una cosa semplice. Sebbene io fossi sicuro di avere talento, avevo spesso avevo difficoltà a dimostrarlo. Come è già stato menzionato, provengo da una città non tanto grande, un ambiente che è poco incoraggiante e che il più delle volte ti porta a sedare le tue qualità e lasciarti andare a quel che capita. In una città come Londra invece, bisogna avere le idee chiare, ma sopratutto bisogna essere preparati ad affrontare ogni occasione ed ogni tipo di colloquio o conversazione.
Un fattore che influisce tantissimo è certamente la proprietà del linguaggio e la capacità di esprimere dei concetti in maniera chiara e professionale. Per poter arrivare a questo livello però, è necessario un certo livello di esperienza nel campo o settore all'interno del quale si vuole crescere.
Io non avevo mai lavorato come commesso in Italia, per cui mi mancavano totalmente le basi minime per poter comprendere come quel mercato funzionasse. Apprendere termini tecnici direttamente dalla lingua inglese è forse la prova più grande da superare. Le nozioni sono tantissime e a volte dovevo accompagnarmi con un dizionario inglese, per poter comprendere il concetto della parola nella lingua stessa, visto che non ne conoscevo nemmeno il significato in italiano.

Nel frattempo, vista la posizione del Department Store, ero a stretto contatto con una marea di turisti e di persone da ogni parte del mondo, ognuno con diversi accenti e cadenze. Mentre cercavo di imparare i termini del mestiere, dovevo anche concentrarmi nel comprendere i clienti e incrementare le mie vendite e i miei numeri. Il mio lavoro come commesso consisteva nel vendere oggetti e articoli di lusso, edizioni limitate ed esclusive, per le quali era necessaria una certa preparazione tecnica. Con questo non voglio dire che non fossi in grado di riuscirci, ma trovavo tantissima difficoltà nel competere con i miei colleghi inglesi che avevano una preparazione migliore della mia. Numericamente parlando, ero l'ultimo della classe. Le mie vendite erano basse e non riuscivo mai a raggiungere i budget aziendali. Avevo tantissimi altri talenti, riconosciuti anche dai miei Manager, ma per poter procedere era necessario apprendere l'inglese in maniera più veloce ed acquisire una padronanza tale da riuscire a sostenere una conversazione con qualsiasi tipo di persona. Ciò di cui avevo bisogno era ascoltare dialoghi di ogni genere da persone differenti, in modo tale da poter accrescere il mio vocabolari.

Così iniziai ad avvicinarmi ad una piattaforma on line che tendenzialmente seguivo poco, un luogo nel quale la gente poteva postare video e parlare di se, parlare di prodotti, dare consigli, condividere acquisti: scoprii il mondo di YouTube. Nel lontano 2008 erano in pochi a fare video su YouTube. In Italia quelli più popolari erano circa una decina, mentre invece in America YouTube dava da mangiare a tantissimi user e talenti. Ogni giorno ed ogni notte mi piazzavo su Internet a seguire queste Web-stars Americane, ed ogni giorno imparavo parole e modi di dire che mi aiutavano a diventare più sciolto nella lingua. Sembra un paradosso, ma io riuscivo ad apprendere di più ascoltando video su YouTube, piuttosto che dialogando con i miei colleghi. Il più delle volte mi deridevano e non mi insegnavano mai nulla. Spesso non capivo le loro battute e tante volte ero escluso dalle loro conversazioni di gruppo. Non che fossi emarginato, ma in maniera involontaria ero io stesso che, non comprendendo, mi allontanavo. Molti si chiedono come mai il mio accento sia più americano o piuttosto che inglese. Beh, questo è uno dei motivi principali. Il mio Inglese nasce da YouTube, non dalla vita di tutti i giorni.

Il mondo di YouTube per cui, ha contribuito tantissimo alla mia esperienza qui a Londra. Grazie alle nozioni acquisite, mi rendevo conto di essere in grado di poter esprimere meglio ciò che sentivo dentro, vendevo di più e la mia personalità in una lingua differente si stava allineando con la mia reale personalità nella lingua italiana. Era bello vedere e sentirmi riemergere in una lingua totalmente differente. È stato come rinascere, attraverso un processo lento e difficile nel quale mi sono messo di impegno e sono riuscito a raggiungere degli obiettivi. Ora avrei solamente dovuto utilizzare quelle doti per poter fare carriera e reindirizzare il mio cammino verso il mio sogno iniziale. Sembra tutto semplice, no?

Beh, non per una persona come me.

Questo "rinascere", questo "riemergere" ovviamente riportò in superficie la mia reale natura: quella estroversa, quella eccentrica, quella esuberante, arrogante, superba, ma sopratutto diva. E quale modo migliore di esprimerlo se non tramite un'altra personalità?
Capii quindi di avere tra le mani la possibilità di far rinascere anche Shiva Queen ed importarla in Inghilterra, e raggiungere il sogno lasciato alle spalle: diventare famoso.

A questo punto la situazione stava diventando nuovamente complicata. Il sogno di Shiva stava riaffiorando, mentre quello di Christian invece era stato nuovamente messo da parte. A quei tempi ero abbastanza popolare su Facebook, avevo quasi 5,000 amici (era un'altra era) e la gente mi seguiva per il mio essere simpatico e per il mio costante black humour. Decisi di dare un'occhiata intorno e capire in quali modi avrei potuto far emergere nuovamente Shiva Queen. Entrai in contatto con quello che poi diventerà il mio Talent Manager, Terry-James Lynch. Cercava Drag Queen per poter lavorare nei locali come host e organizzatori. Colsi la palla al balzo e lo contattai immediatamente. Mandai le foto di Shiva Queen e fui scelto immediatamente come volto del locale Zebrano (Soho) durante il Pride del 2008. Quell'esperienza mi catapultò immediatamente in un mondo tutto nuovo, una vita notturna della quale non ero assolutamente a conoscenza. Ogni sabato lavoravo in uno dei locali più IN di Soho, nel quale invitato amici e conoscenti, si beveva, si ballava e ci si divertiva. Nel giro di due mesi iniziai a lavorare anche il venerdì in uno dei miei locali preferiti, Punk!

Punk! era un club nei pressi di Tottenham Court Road, ed io mi occupavo della gestione della VIP Room. In queste serate abbiamo avuto ospiti di un certo calibro, da Kate Moss a Paloma Faith, fino a Paris Hilton. Era strano vedere come trasformandosi in un'altra persona fosse facile entrare in contatto con questi ambienti e personaggi famosi.

Shiva Queen lentamente stava diventando popolare, e tutto questo nell'arco di pochissimi mesi. Christian invece continuava a lavorare come commesso a Selfridges, guadagnava il suo stipendio, e non vedeva l'ora che arrivasse il weekend per potersi trasformare ed entrare in un mondo magico nel quale stava bene e si sentiva appagato.

Sono confuso. Continuo a riferirmi a Shiva Queen e Christian come se fossero terze persone. Chi sono io ora, e che fine hanno fatto quelle due persone?

La risposta a queste domande giace nell'analisi del percorso mentale che avvenne dal 2009 in poi.

Verso la fine del 2008 entrai in contatto con uno scrittore, un ragazzo che si occupava di recensire i club e locali in uno dei più famosi siti di night-life a Londra. Diventammo amici, e insieme a Terry, decidemmo di lanciare Shiva Queen nello showbitz. John, lo scrittore, iniziò a recensire i locali nei quali Shiva Queen lavorava e cominciò a nominarla spesso, fino a raggiungere una notorietà tale da poter avere accesso a feste private ed esclusive. Shiva Queen quindi si trovò a bere champagne col padre di Michael Jackson, a parlare con Vivienne Westwood della sua nuova collezione, a truccare ed invitare Jessie J a Punk! e presentare il suo primo singolo (ecc, ecc, ecc ed ecc...). Shiva Queen era perfettamente introdotta nella vita notturna Londinese e poteva avere accesso a qualsiasi club: il sogno di tanti.

Bisognava però fare qualcosa di più. Bisognava lanciare la carriera di Shiva Queen in maniera differente, e offrire qualcosa di diverso e di nuovo.

Beh, suppongo ci siate già arrivati.

Quel mondo si chiama YouTube.

E con questo primo video, Shiva Queen iniziò la sua carriera su YouTube. Dove arrivò? Dove si fermò? Ma sopratutto, dove era Christian in tutto ciò? Domande alle quali si troverà risposta solo dopo 6 anni.

Per ora, fermiamoci al 2009. E il boom deve ancora arrivare.



sabato 12 marzo 2016

A Letto Con Londra - Capitolo 4 - Il Ritmo

La vita a Londra è terribilmente frenetica. Sai quando la tua giornata inizia, ma non sai mai quando finisce. Tutto si svolge in tempi ristretti e senza  fronzoli. Le parole e le frasi sono strutturate in modo da essere concise, chiare e sintetiche. In tutto ciò, però, si nasconde una trappola.

Una formalità tipica degli inglesi, quando devono praticamente schiavizzarti o costringerti a fare qualcosa, è quella di impostare la frase in modo tale da farti pensare che, facendo quella determinata cosa, tu gli stia facendo un favore. In Italia per esempio, se dobbiamo affidare un incarico lavorativo a qualcuno, ci limitiamo a dire: "Potresti gentilmente contattare le persone in questa lista e darmi una risposta entro le 2 del pomeriggio?" ergo "ti sto pagando per fare questo, fallo!". Gli inglesi invece, strutturerebbero la frase in questo modo: "Non è che mi faresti un favore e contatteresti le persone in questa lista? Se riesci a farlo entro le 2 del pomeriggio that would be lovely". Tutto ciò magari potrebbe anche suonare meglio, visto che la reazione sarebbe "Oh, che carino, guarda quanto è gentile!". Ma, ovviamente non è così!

Il problema sorge quando tu effettivamente non capisci che dietro quel finto buonismo si nascondono una serie di porte e reazioni a catena che mai vorresti aprire. Se alle 2 del pomeriggio tu non hai terminato, puoi anche iniziare a scavarti la fossa, scegliere come morire, creare l'evento su Facebook ed invitare tutti gli amici.

La prima reazione è la cosiddetta "disappointment" o delusione nei tuoi confronti, che inizia con una serie di parole a raffica che terminano con "mi aspettavo che l'aresti fatto, ma sono profondamente deluso dal fatto che tu non abbia terminato l'incarico". Se anche cerchi di spiegare il perché tu non ci sia riuscito, scatta immediatamente la seconda reazione, quella del "avresti dovuto dirmelo prima".

La chiave per far funzionare le cose con gli inglesi, alla fine, è la comunicazione stessa. Una delle cose che ho imparato fin dagli inizi, è stata quella di chiarire e spiegare quando ritenevo di non poter portare a termine un incarico nei tempi richiesti. Ma per farlo, bisogna prepararsi e presentare le "prove" che spieghino in anticipo il perché le condizioni richieste non possano essere rispettate. E questo gli va perfettamente bene, as long as you let them know.

Durante la tipica giornata inglese ci si trova ad affrontare miliardi di situazioni e ci si relaziona con tantissime persone provenienti da ogni parte del mondo. Questo porta ad identificare una delle caratteristiche indispensabili per poter essere una persona di successo: mai farsi trovare impreparati, o viceversa, essere sempre pronti! Questo concetto si applica in qualsiasi situazione. Da un semplice colloquio di lavoro, alla fila per fare la spesa, allo stare alla destra nelle scale mobili.
Agli inglesi le persone insicure e indecise, non piacciono. E queste sono le prime a non essere considerate durante un colloquio di gruppo, durante la scelta su chi promuovere e via dicendo.

Quando tornai a Londra la seconda volta, nel febbraio 2008, avevo ben in mente quali fossero le mie intenzioni. Il mio primo passo era quello di imparare a relazionarmi con gli inglesi e con i loro modi di fare. Iniziai così a studiarli e a cercare di capire come reagire quando mi sentivo messo in croce o attaccato perché commettevo errori. Capii immediatamente che se non ero in grado di strutturare la frase e rispondere a dovere anche se non in torto (come faremmo in Sardegna), avrei semplicemente dovuto lasciar perdere e mordermi la lingua dicendo "Mi dispiace per l'errore commesso, avrei dovuto prestare più attenzione e mi metterò d'impegno per migliorare". Scoperto questo Sacro Graal, la mia vita iniziò a prendere una piega totalmente diversa. Iniziavo a vivere le mie giornate con più positività, e questo perché mi ero preparato sul come gestire una delle situazioni che più mi mettevano a disagio e che mi avevano spinto ad abbandonare Londra pochi mesi prima.

Dopo aver messo in atto la prima parte del mio piano, era ora di cercare una nuova casa. Al mio rientro, stetti per un paio di settimane con Fabiana nella sua stanza a Battersea Park. La zona di Battersea è piuttosto carina: si trova a sud del Tamigi e di Chelsea. L'ho sempre considerata come un'area scelta da quelli che lavorano in centro ed arrivarci è veramente questione di minuti. Purtroppo però non potevo stare in quella casa, cosi mi misi alla ricerca di una nuova stanza. Francesco viveva ancora a Golders Green, mentre Fabiana si spostò sempre più a sud.

Io, invece, finii a Vauxhall.

Vauxhall, a mio avviso, è un'area pessima. La maggior parte dei club notturni e hard core, after/rave party, si trovano tutti nell'area. Spesso la domenica alle 9 del mattino, mentre aspettavo il bus, venivo affiancato da persone completamente ubriache e fatte della qualunque che volevano mi unissi a loro per after party o simili. Considerato il tipo di ambiente, uscire la notte e rientrare passando per Vauxhall era alquanto pericoloso. La cosa poco positiva inoltre, è che mi trovavo in casa con una coppia di ragazze polacche e un ragazzo italiano che fumava canne dalla mattina alla sera. Le ragazze litigavano ogni 5 minuti, mentre l'italiano a stento capiva quello che gli dicevamo, e il più delle volte lo trovavamo addormentato sbronzo sulle scale.

Ma il problema più grave era un altro: non avevo I-N-T-E-R-N-E-T!!!

Pagavo pochissimo di affitto, ma la mia stanza era un buco. Ci stava un letto singolo e un comodino. Non avevo nemmeno lo spazio per muovermi né per aggiungere una scrivania o un semplice mobile.

In quel periodo soffrii tantissimo di solitudine. Era difficile trovarmi in una grande città e sentirmi solo, in una casa che non sentivo mia, con persone che non conoscevo. Raggiunsi l'apice quando mi venne la febbre altissima e mi trovai da solo in casa. Chiamai Francesco in lacrime e chiesi aiuto. La testa mi girava tantissimo e sudavo a dismisura. Non avevo un medico e non sapevo che medicine prendere o come farmi passare la febbre. Così Francesco arrivò e mi buttò in doccia. Io deliravo, manco mi ricordo. Mi portò delle medicine e il giorno dopo iniziai a stare meglio.

La cosa che volevo però era vivere con persone che conoscevo e che mi erano amiche. Così iniziai ad andare più spesso a casa di Francesco a Golders Green e a piazzarmi li` durante la settimana (chiamatemi accollo). Io lavoravo in Selfridges, per cui era facile raggiungere lavoro da casa sua. Preferivo prendere il bus, anche se ci metteva più tempo. Le aree che visitavo erano tutte zone carine e benestanti, quindi mi piaceva stare seduto nel bus, godermi il caffè, e vedere il paesaggio. Nell'arco di un mese Francesco mi propose di trasferirmi nella sua stanza e dividere le spese. In tal modo avremmo risparmiato entrambi, e io non sarei più stato solo.

Lentamente la mia vita stava prendendo forma, e a poco a poco costruivo il mio futuro mattone dopo mattone. Ero speranzoso e non vedevo l'ora di scoprire cosa questa fantastica città avesse ancora da offrirmi.

Ora avevo solo un obbiettivo: fare carriera a Selfridges.

Ero semplicemente un commesso, ma volevo diventare di più. Volevo diventare Brand Manager e poi salire di grado e diventare Department Manager.

Sapete quale è la cosa divertente in tutto ciò? Beh, in 4 anni che passai in Selfridges, non riuscii mai a far carriera. E rimasi un commesso. Sempre e solo un commesso.

Come mai? Cosa accadde? Cosa cambiò?


Well, questa è tutta un'altra storia...
 

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